sabato 25 ottobre 2014

Articolo su "Il Messaggero" - Oggi, 25 ottobre 2014



Trattativa, lo sfogo del pm Del Bene: «Lo Stato non vuole questo processo»


«È un momento difficilissimo, questo processo non è voluto da tutti, specie dai rappresentanti dello Stato».

Lo ha detto al premio Borsellino il Pm di Palermo Francesco Del Bene, pubblica accusa del processo sulla trattativa Stato-Mafia.

Al termine della cerimonia di premiazione del Borsellino il Pm Francesco del Bene ha chiarito all'Ansa come il termine "Stato" si riferisse ad esponenti della politica nel senso generale della parola, e nello specifico a nessuna carica istituzionale dello stato.

Il documento dei carabinieri che parlava del rischio attentato a Borsellino. Un documento del comandante generale dell'Arma dei carabinieri Antonio Viesti - agli atti del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia -, indirizzato al Servizio segreto militare il 20 giugno '92, segnalava che dopo Falcone (ucciso il 23 maggio a Capaci) l'obiettivo della mafia sarebbe stato il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino, che «correrebbe seri pericoli - si legge nel documento pubblicato oggi dal Corriere della Sera - per la sua incolumità a causa delle ultime inchieste sulla mafia trapanese».

La nota ribadisce che anche i politici siciliani Salvo Andò (Psi) e Calogero Mannino (Dc) correvano rischi, come era stato segnalato già dopo l'omicidio di Salvo Lima avvenuto il 12 marzo '92. L'appunto indica anche come possibili vittime della mafia due carabinieri in servizio a Palermo: il capitano Umberto Sinico e il maresciallo Carmelo Canale, che lavorava con Borsellino.

Viesti scriveva che le finalità della mafia erano quelle di «indurre un clima di grave intimidazione nei confronti di politici, per flemmitizzare l'impegno contro la criminalità ed eliminare fisicamente alcuni inquirenti evidenziatisi nella recente, proficua attività di repressione».

Commento inviato a Il Giornale per il Sud -18 luglio 2009

Non ho letto l'articolo di riferimento e a prima vista il pensiero finale che Lei esprime - quello che porta a 'cercare altrove' senza dover pagare il pegno di una colpa - suona bene. 

Il Sud esprime le proprie passioni con modalità diverse da quelle del Nord - questione di clima credo, come per ogni altra manifestazione o abitudine di vita su questa Terra - e stremato dalla calura, reagisce in maniera più acquiescente, reprimendo il vigore, per finire col lasciarlo esplodere poi, sotto vuoto spinto. Le reazioni sono viscerali più che nei climi freddi e umidi e da sempre la gente del Sud emigra, come spinta dalla forza dirompente di un vulcano perennemente sul filo dell'eruzione; emigra per necessità, vero, ma ogni necessità nasconde anche una forma di inadempienza e dunque, un'occhiata dentro, la gente che emigra da qualunque posto della Terra - e in questo caso si parla del nostro Sud - se la dovrebbe dare: il Sud è sempre meraviglioso ma anche sempre fratello negletto del Nord; sempre base di manovalanza, sempre bisognoso di aiuto, in apparenza più che il Nord.

 Il Sud ha subìto - in maniera irragionevole e mi verrebbe da aggiungere, come quei popoli che hanno accettato lo sterminio senza reagire -, amalgamandosi piuttosto che scrollando dalle proprie spalle il peso di invasioni - un po' fingendo che andasse bene così, perché un pezzo di pane magari a sera ci usciva - e a causa di questa abitudine a essere soggiogato, si è lasciato intrappolare affinché pochi restassero ricchi e padroni, elargendo in cambio un falso senso di paternalistica sicurezza.

Oggi il nostro Sud manifesta, i giovani prendono novella coscienza del potere dei mostruosi tentacoli della Piovra di bruciante memoria e non solo memoria. Il nostro Sud E' una Terra Meravigliosa, con quello che ancora oggi emerge a livello di enorme potenziale: un patrimonio di stravolgente bellezza e spessore. Piazza pulita nel Sud, per sperare di vedere quella gente diventare padrona della propria terra, col diritto di SCEGLIERE di partire, piuttosto che SUBIRE un distacco.

Intervista al Presidente della Fondazione San Raffaele e Rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele

 
"Parlo di intelligenza, un vocabolo generico che assomma diverse operazioni della stessa facoltà: intelletto, ragionevolezza, memoria, consapevolezza, coscienza, e altre ancora. Intelligenza da inter-lego (en lego = raccolgo per scegliere); in italiano lo tradurrei in facoltà di apprendere per ragionare. \ Si può anche dire che l’intelligenza è intelletto, in quanto percepisce i principi immediatamente senza processo razionale. Per esempio, «tutto ciò che si muove è mosso da altri». Di solito per intelligere si intende anche immaginare, credere, capire e soprattutto ragionare. Preferisco la definizione di «apprendere per ragionare», perché l’apprendere per ragionare è proprio della specie umana, mentre il solo apprendere è proprio anche del genere animale. Come l’animale anche l’uomo apprende, ma l’uomo apprende per razionalmente elaborare. Ciò rende l’uomo un individuo o essere inconfondibile con altri esseri, né da essi derivabile se non per creazione apposita da parte di chi ha un’insuperabile pienezza intellettuale senza spazio e senza tempo.
Nessun dubbio che l’uomo sia essere pensante. Né alcun dubbio che la sua identità e, quindi, il suo pensare l’abbia avuto dal Genio Assoluto. Per sinaptogenesi? Un modo di creare dal nulla se non da sé increato e inesauribile. Dubitarlo? È come pensare che l’intelligenza detta, impropriamente, artificiale alla quale si pensa di dare una sua autonomia, non sia creazione dell’uomo intelligente che in qualche modo la comunica dal suo sé mediandola con la filosofia metodica, con la linguistica, con la psicologia cognitiva e l’informatica. Ma il potere intellettivo, a ben pensarci, è non solo componente dell’identità uomo, ma anche - per dirla in latino barbarico - il suo ipsismo, quello, cioè, che è lui stesso e non il simile, ma quello unico e irripetibile.
Ora, però, parliamo di intelletto e, quindi, di potere intellettivo dell’uomo in quanto sostanzialmente e non evolutivamente proprio dell’uomo. Ciò, non per negare che l’intelletto nella sua espressività non possa, anzi non debba, evolversi, ma la sua potenzialità, il principio da cui tutto il suo derivato emana, è realtà indivisibile dal corpo e dall’anima, di sua natura invariabile come l’io, che né con l’età né con le contingenze può mutare.
È, cioè, quell’identità-uomo che Aristotele chiama sinolo, cioè materia e forma in un unum. Corpo-intelligenza-anima: un sinolo, dunque, di tre componenti tra loro inseparabili, pena la nullità di uomo. Ma quale la funzione dell’intelligenza tra le altre due componenti del sinolo? Oso dire che l’intelletto è cerniera o albero di trasmissione simultanea tra corpo-materia e anima-forma o sostanza. L’intelligenza imbevuta nell’amore è nel corpo e nell’anima, come entità identificante dell’uno e dell’altra. Ho detto intelligenza imbevuta d’amore perché l’intelligenza, come la fede, senza amore cade «come corpo morto cade». Corpo, intelligenza e anima sono genoma-uomo in senso di specie e di individualità. Non può non essere così, pena il mio non essere io. È proprio la mia intelligenza che lo percepisce e lo pretende, lo cognitivizza e lo spende a diversi livelli: la logica, l’empirica, la metafisica.
 
Platone ci insegnò a penetrare, anzitutto, nei cieli della metafisica senza alcuna obiezione aprioristica di tipo «criticistico kantiano». Conoscenza per intuizione. Egli navigava nel divino delle idee quale innato principio, primo nell’ordine logico, senza cui nulla è intellettualmente conoscibile. La concezione platonica anticipa il teismo e la soprannaturalità cristiana, arricchita dalla rivelazione. Direi che a fronte di quella, il concretismo si smarrisce come in un’atmosfera non respirabile.
Aristotele è anch’egli un aristocratico della cultura. Per la conoscenza segue, peraltro, la via apodittica (apodeiknymi = dimostrare) e, cioè, deduce da un’evidenza la conoscenza per dimostrazione logica. La prima è la via agostiniana, la seconda è la tomistica. Ambedue confluiscono nella verità rivelata anch’essa modalità e argomento del conoscere, sempre proprietà dell’intelletto. L’intelletto, quindi, è capacità dell’apprendere per ragionare. Anche l’high-tech ne è il prodotto, come tutti i media elettronici. Il raziocinio, infatti, è la facoltà di valutazione tra concetti sulla base della logica e dell’evidenza. Ma l’intelligenza è nata dall’intelligenza di Dio e in Dio converge.
Faccio un doppio raziocinio in un esempio unico: 1) Albert Einstein, un sommo matematico e fisico, ha scoperto la relatività studiando la gravitazione, l’atomo, o molecola materiale, la teoria dei calori specifici e quella dei quanti e, perciò, dei fotoni. Si può dire che palleggiava la metafisica e la fisica quasi sua innata facoltà, con metodo induttivo, statistico ed equazionale. Alla luce di ciò, il suo rigore logico lo portò alla fissione nucleare. Ne fu sgomento e argomentò: la scienza senza Dio e storpia e pericolosissima. 2) Ed ecco il secondo raziocinio: se un uomo come Einstein alla luce del suo dedotto scientifico ha dovuto sconfinare in Dio e se come lui innumerevoli altri, infinitamente più acuti di me in svariate discipline, hanno raggiunto una tale deduzione, anch’io posso credere, avendone oltretutto anche le mie buone ragioni personali. Ne cito una: se la mia intelligenza, per niente eccezionale, si spinge come quella di molti altri vicino a Dio, volendolo anche toccare, non è giusto che anche l’intelligenza di Dio si pieghi verso la mia sì da toccarmi? La risposta è l’Incarnazione di Dio quale Cristo ha dimostrata in sé. \
Fin qui parliamo del come conoscere, oggi reso più facile anche in termini di che cosa conoscere. Com’è chiaro, il come si conosce è argomento di psicologia, di dialettica, di logica, di criterio logico ecc. Qui, però, si vuol dissertare del conoscere come sua fonte e potenza, cioè dell’intelletto che, pur nell’evoluzione dei metodi, dell’ambiente, delle conquiste, rimane sempre una potenzialità formidabile, inconfondibile con il suo obiettivo e le sue conquiste. Parliamo, dunque, della macchina in sé, non della strada o della meta. Quella potenza che mentre cammini vola, che mentre leggi, in continuità pensa. Perfino quando preghi, disperde energia in mille direzioni a danno della verticalità.
Ricordo di aver letto nell’autobiografia di Teresa di Lisieux che prima di centrare il concetto di Padre nostro, lo doveva ripetere moltissime volte «Padre nostro, Padre nostro...» e poi, coerentemente procedeva. La conoscenza, quindi, è il prodotto dell’intelletto che accoglie le informazioni, le metabolizza, le processa, ne deduce e perciò le moltiplica sino a farne un sapere senza fine che crea sapere e progresso, che investe sempre meglio la potenza dell’intelletto con la fiducia spesso accanita, quasi indomabile istanza del sapere. Lo ritengo effetto di quel possidete eam» che il Creatore, agli inizi della nostra specie dotata di innata intelligenza, ci iniettò consegnandoci l’universo. Da qui la cognitivizzazione che il potere dell’intelletto può spingersi anche oltre ogni limite sferico, anzi è la sua istanza naturale.
Platone ce l’ha detto. Aristostele lo convalidò partendo dall’empirismo. Andare, cioè, verso là donde l’intelletto è emanato. Il dito del Creatore nella Sistina di Michelangelo ce l’ha evidenziato. Molti filosofi ci sono arrivati a toccarlo con il dito. Pochissimi hanno bucato questa sfera intravedendovi l’aura soprannaturale. È la logica, più l’amore, che vi ci «conduce». Innegabilmente Dante e sommi asceti, come Paolo di Tarso, lo sperimentarono e ve ne rimasero contagiati sì da calcare con il tacco le cose di quaggiù non in senso spregiativo, ma nel senso che l’intelligenza pretende molto di più. L’idea della caverna in Platone non era spregio dell’essere corpo, ma tensione della sua eccezionale intelligenza che sapeva d’esser molto di più che solo corpo.
Intelletto: un potere, quindi, rapidissimo anzi fulmineo in linea orizzontale senza limite circolare, in linea verticale, perpendicolare a Dio stesso che ne rivela l’obbligatoria derivazione creazionale dal Sé di Lui stesso. Infatti, quando la mia intelligenza o, più semplicemente, il mio pensiero tenta di toccare Dio con spontaneità, lo bacia e poi se ne ritrae come da un amabile evidente, ma impossibile. Quando però ci si vuol impegnare a capire Dio, ci si perde come nella sfera stellare e l’intelligere diventa semi-contemplazione per la quale il tempo è sempre stretto. L’intelligenza totale pretende l’eternità.
Lo so, altri preferiscono la pigrizia della rinuncia e si auto-definiscono atei, ma trattasi di un ignavo velo rinunciatario alla propria intellettualità. Come esce il pensiero dall’apparato neurotico cerebrale? Ma esce da lì? A pensarci bene me ne pullulano serissimi dubbi. Riservo a me la consapevolezza psicocognitiva che l’intelligenza è componente imprescindibile e inseparabile del mio io, che in se stesso non è materialmente quantizzabile. Solo la sua applicazione e il suo prodotto lo possono essere. L’intelligenza non è anatomizzabile perché non è fatta di parti come non lo è lo spirito. Quindi, l’intelligenza è eterna e proviene dall’Eterno. La sua attività, in quanto io, inizia nel tempo in uno con la morfologia del corpo e con l’infusione dell’anima.
Se dal cerebro anatomico esce il pensiero, il come, il quanto, il numero, la velocità, la locazione dei neuroni del lobo frontale o parietale, od occipitale, e loro funzione, quali siano nella massa cinerea o corticale, dove stiano i neuroni-specchio, quelli cioè che facilitano la conoscenza del mio prossimo, se interfacciati da onde elettriche, se e come sia utilizzabile meccanicamente la funzione della corteccia cerebrale, se il cervello nasce con l’innata «grammatica generativa», come suppone Noam Chomsky, di tutto ciò non ho competenza per disquisire. So, però, che la scienza e un prodotto dell’intelligenza. La sapienza? È un sovra-sapere impregnato di sapore divino. Questo io capisco mediante la logica."
* Presidente della Fondazione San Raffaele e Rettore

dell’Università Vita-Salute

San Raffaele

Lui dormiva. Da piedi. Chi? Mancino.

"Mancino al processo per le stragi
"Mai saputo di una trattativa mafia-Stato"

L'ex vicepresidente del Csm, ministro dell'Interno del governo Ciampi, in carica all'epoca degli attentati, parla nell'aula bunker di Firenze. "La mafia era il nemico da battere"

di FRANCA SELVATICI"
 
Creatura, innocente, inconsapevole, dormiva da piedi. Da difendere, ovviamente. Che insulto.

Nap sproloquia

Immigrati, Napolitano: "No agli allarmismi" Il Viminale: "In Italia cerchiamo 50mila posti"
commento inviato venerdì 25 febbraio 2011 - ore 13:08
Ma, vaneggia? Fosse mica la riprova che non è più in grado di svolgere il ruolo di garante supremo? Sinistri, tappatevi la bocca, tiratevi su le maniche e lavorate per arginare l'invasione e... curatevi e curate... chi non sa quel che dice! e che purtroppo, ufficialmente, ci rappresenta. Caro Governo, non lasciamoci sopprimere: per ogni immigrato clandestino ci saranno 1000 immigrati-derivati - minimo -. E' questo il destino dell'Italia? Venire fagocitata dagli stranieri che prolificano a spese nostre? Sviluppo, giustissimo: a casa loro. Combattessero per una vita democratica: a casa loro. Creassero opportunità di un vivere civile: a casa loro. Questa è CASA NOSTRA. E cos'è la Casa: il luogo sacro in cui accogliamo coloro che amiamo, il rifugio dalla pazza folla. Io amo l'umanità in senso lato. Ma amo la mia PATRIA, la mia TERRA, la mia FAMIGLIA, la mia CASA. Non posso voler vedere tutto questo invaso e fagocitato. Non voglio diventare nordafricana né rumena!

Fini insulta il Capo dello Stato - 26 febbraio 2011

E Napolitano, intanto, è rimasto senza parole. Di fronte alle esternazio­ni di Fini, presidente della Camera in preda a raptus dichiaratore, non sa più che cosa dire. Non siate maliziosi, non pensate male: non è vero, come sussurra qualcuno, che il capo dello Stato sia fazioso, non è vero che non rispetti la par condicio e che d’istinto gli venga da bacchettare solo Berlusconi. Macché. Il capo dello Stato vorrebbe intervenire su Fini, vorrebbe censurarlo. Il fatto è che proprio non gli esce la voce. Che ci vo-lete fare? Quando sente Gianfranco rimane lì, a bocca aperta, come un pesciolino rosso nell’acquario del Quirinale. Proprio così: avrebbe mille cose da dire, ma non gliela fa. Spalanca le fauci, comprime il diaframma, si sforza anche di urlare tutta la sua indignazione. Ma dalla sua gola non esce nemmeno un flebile sussurro. Povero Giorgio, chissà che frustrazione. Lo so che a volte noi ragazzacci del Giornale siamo stati un po’ cattivelli con il nostro presidente della Repubblica. Anche recentemente abbiamo scritto parole che sono andate un po’ di traverso tra gli arazzi e le ceramiche del Colle. Però stavolta, ve lo dobbiamo dire, bisogna essere solidali con lui. Napolitano sta soffrendo: è davvero arrabbiato con Fini. Terribilmente arrabbiato. Così arrabbiato che non riesce a farcelo sapere. Vedete voi, cosa succede quando si perde la pazienza? Insieme alla pazienza si rischia di perdere pure la voce. Saltano i nervi. E insieme saltano le corde vocali. È un fatto fisico, forse anche psicologico. Povero Napolitano, chissà com’è depresso. Vorrebbe far sapere a tutti che un presidente della Camera non può dire che la Camera non conta nulla; vorrebbe urlare al mondo che i parlamentari che cambiano schieramento, finché la Costituzione non viene modificata, meritano di essere rispettati, soprattutto da chi li dovrebbe difendere; vorrebbe gridare che le istituzioni non vanno offese, soprattutto da chi le presiede, e non possono essere trascinate così nelle trincee fangose della quotidiana battaglia politica. Lo vorrebbe davvero. Solo che l’irritazione gli gonfia l’epiglottide, lo sdegno gli secca la lingua, salivazione azzerata,Pomo d’Adamo impazzito. Insomma non riesce a proferir parola. E quella bocca da ex comunista, che pure in passato è riuscita a sostenere qualsiasi tesi, adesso rimane spalancata sul nulla. Afona come una campana senza batacchio. Pare che al Quirinale siano pure un po’ preoccupati. Non dev’essere nemmeno uno spettacolo piacevole vedere il presidente della Repubblica che si sforza di dichiarare (perché lui vorrebbe, davvero, ci prova continuamente) senza riuscire a dire alcunché. Qualcuno (pensate) potrebbe pure pensare che egli approvi un comportamento così istituzionalmente scorretto come quello di Fini, qualcuno potrebbe credere che egli guardi con occhio favorevole un presidente della Camera che viene meno ai suoi doveri, che inquina il corretto funzionamento degli organi costituzionali e che insulta i deputati. Non sanno che non è così. Che, invece, Napolitano è rimasto davvero senza parole. E purtroppo il cerimoniale non prevede che il capo dello Stato si esprima con l’alfabeto muto. Altrimenti lui lo farebbe. Sicuro. È così indignato, è così inferocito con Fini. Il presidente della Camera, per altro, continua a minacciare di andare in giro per trasmissioni, manco fosse Cecchi Paone o Alba Parietti: ma chi si crede d’essere?Se solo gli fosse avanzato un filo di voce, ah come avrebbe urlato il vecchio Giorgio. Invece nulla. Non gli esce niente. A qualcuno potrebbe venire il sospetto: come mai quando lo fa arrabbiare Berlusconi trova sempre le parole per replicare, ammonire, censurare, indicare, suggerire, correggere, spiegare? Già: perché? La spiegazione è semplicissima: perché Berlusconi non l’ha mai fatto arrabbiare tanto quanto Fini. Ma sicuro: il presidente della Camera sta davvero esagerando. E così il capo dello Stato, di fronte a cotanta esagerazione, è rimasto a bocca aperta. Con il premier, di norma, s’indigna quel tanto che basta per far sapere a tutti la sua indignazione; con Gianfranco s’indigna di più, a tal punto che rimane senza parole. E così resta lì, patetica scena, bloccato come un baccalà, con le labbra surgelate, le mandibole aperte nel vano sforzo di proferire un verbo. Irritato violentemente con Fini. E in fondo irritato anche un po’ con se stesso per aver perso così la pazienza. La voce. E, di conseguenza, pure un po’ la faccia.

Marcello Veneziani - Pour Parler

Una perquisizione ordinata dai giudi­ci, hanno trovato a casa mia una miste­riosa tuta nera col numero 36, un mantel­lo e un cappuccio sturacessi da Capitan Ventosa, un paio di calosce da guerra, una clava e un ventilatore portatile anco­ra sporco di letame. Ho dovuto confessa­re agli inquirenti che è la divisa assegnata a me e ad altri 35 militi del Giornale dalla Struttura Delta per appostarci, insultare e sporcare Bocchino. Ho dovuto anche sve­la­re perché siamo in 36 a fare stalking con­tro di lui: siamo divisi in 6 squadre da 6 e ci alterniamo in turni di 4 ore sotto casa, sot­to il Parlamento e a volte sotto il letto. Lo minacciamo, lo molestiamo, gli palpia­mo le chiappe, gli telefoniamo in conti­nuazione, gli attribuiamo atrocità su Sa­ra, Yara e Mara, ci imbuchiamo ovunque. Collaborano con noi i servizi segreti devia­ti di Dagospia. Ogni sabato la Struttura Delta ci dà la paga, misurata col bocchino­metro; siamo pagati in base ai danni che produciamo a Bocchino. Facciamo appo­site riunioni ad Arcore, ci mostrano sulla lavagna luminosa il Bocchino e i suoi pun­ti deboli, facciamo simulazioni di aggua­to. C’è chi ha studiato da killer, chi da ca­ne da caccia, io da privatista. Ho seguito corsi per corrispondenza «Black Boc», che in codice significa «fare nero Bocchi­no».
Ho confessato ai giudici che non ho mai dedicato un articolo o anche mezzo al Bocchino, ma solo qualche fugace accen­no di passaggio. Ho dovuto ammettere di non aver mai studiato il pensiero di Boc­chino, l’uomo e l’opera. Né conosco suoi proseliti; conosco qualche bocconiano, ma nessun bocchiniano. Però Bocchino querela per diffamazione anche se lo citi solamente. Bocchino a me? Ma io ti quere­lo. Mi chiedo che precedente si creerebbe se i magistrati prendessero sul serio la de­nuncia di Bocchino: da Berlusconi ai suoi ministri, dallo stesso Fini ad Alemanno, a tanti personaggi non solo di primo piano ma anche di secondo piano, di mansarda e sottoscala, visto il precedente, denunce­rebbero i giornali che li criticano di perse­guitarli e molestarli. Ora sono pronto a scrivere un articolo riparatore su Italo Bocchino statista e a sostenere che l’Italia si chiama così in suo onore.

Stamattina all’alba è stata rinvenuta priva di sensi, sui gradini della sua abi­tazione nota come altare della patria, una donna di nome Italia. Aveva trascor­so per strada la notte tricolore e aveva brindato al suo compleanno fino a ubria­carsi. Quando i dipendenti della nettezza urbana l’hanno trovata, era strafatta. In serata si era lasciata andare ai ricordi e ha cominciato a piangere e a bere. Rive­dendo i filmini, i cimeli e le foto del suo passato, ha pensato alle violenze che ha subito nei secoli da invasori e invasati, ti­ranni di fuori e vigliacchi di dentro; ha ri­pensato agli stupri, alle calunnie e alle fe­rite che le hanno inferto anche in fami­glia. E ha lanciato per rabbia lo stivale. Poi ha pensato alle glorie e agli amori del passato e le è cresciuto pure il rimpianto e il rimorso. Infine ha pensato che da quando è nata le guastano puntualmen­te la festa di compleanno. Cent’anni fa, quando inaugurò la sua casa-altare, sparlarono di lei i socialisti che non la riconobbero come madrepa­tria perché i proletari non hanno patria, i cattolici che la consideravano una sver­gognata che civettava con atei e massoni, e i repubblicani che detestavano la sua casa reale e la sua tresca monarchica. Cinquant’anni fa, quando celebrarono il suoi cent’anni, i comunisti e le sinistre la consideravano ancora amante di na­zionalisti e fascisti, mentre loro erano in­ternazionalisti, devoti alla patria sovieti­ca e taluni a quella cinese. Quest’anno in­v­ece è toccato ai leghisti a nord e i neobor­bonici a sud rovinarle il compleanno, of­fendere il suo tailleur tricolore e la sua canzone preferita,l’inno di Mameli,scrit­ta per lei da un ragazzo che l’amava da morire. Così Italia si è buttata giù e nel pieno di questa guerra italo-italiana ha comincia­to a bere e a spaccarsi di droghe leggere e pesanti. A volte sogna di espatriare, ma ha il soggiorno obbligato in questa peni­sola. Vorrebbe farsi il lifting, siliconarsi e rifarsi pure le tette e le chiappe, per sem­brare un’altra. Poi cade in depressione e si lascia andare. Stamane sono giunti sul posto i carabinieri, l’hanno identificata e, vedendola scalza, l’hanno denunciata a piede libero.

Sproloquiascion

Scusate,
 
non vorrei dire ma... reclamano pure sull'organizzazione!!! Stanno in condizione disagiate... dormono stretti... Mi dispiace molto e spero che altri Paesi meglio organizzati possano prontamente accoglierli con mezzi più ampi e a loro confacenti.
 
Vorrei venisse loro chiesto in quali condizioni sono vissuti in casa propria, e quanti per letto, e quante lenzuola pulite, e quanti pasti al giorno, e se stavano in appartamenti o nelle campagne, e se avevano tutti un buon tetto sulla testa o...
 
I lampedusani stavano in condizioni normali, prima. Ora stanno nella m.... I clandestini stavano nella m... e chiedono la luna.
 
Per favore!
Si sono imparati a dire che sono qui per il discorso della guerra! 
Sono clandestini.
Invece di scappare, visto che il dittatore l'hanno scacciato, rimanessero a costruire il Paese, la democrazia. Non esiste proprio, che trovino la via di fuga delle nostre coste. E poi, nessun Paese europeo intende accoglierli, e figuriamo di che cianciano quando dicono di voler andare dovunque in Europa!
I Sinistri affermano che la massima parte di questi "sbarchisti" risulta essere persone preparate, tecnici, laureati, hanno il know how, sarebbero un asset... E allora, perché fanno i poverelli che guadagnano 8 dinari al giorno! Ma di ché.

Lavoravo alla FAO e già quarant'anni fa, quando tanti fondi andavano sprecati e impegnati per l'ottanta per cento, per canali amministrativi e remunerazione/emolumenti, predicavo quello che oggi sento dire come se si fossero svegliati adesso dal sogno della bella addormentata:
 
aiutiamoli a crescere a casa loro!!! E ci voleva di scoprirla oggi, adesso, tardissimo, quest'America!!! Li pagano pure, magari, per farsi brillare lampadine!

Incitamento a Silvio Berlusconi - 25 aprile 2011

Mentre il golpe avanzava strisciando:

...E' l'arroganza di un potere che tiene strette le fila di trame eversive. Vincerà chi si sveglierà per primo. Caro Presidente del Consiglio, lei ha dormito sul tradimento di Fini, che si era palesato ben prima della sua fuoriuscita dal PDL. Ha imboccato la via del compromesso con l'invasione nordafricana. La prego, non perda d'occhio la forza distruttiva della rabbia di gruppi che sanno di avere le ore contate e che, come le bestie braccate, possono colpire con mosse repentine. La Democrazia che il Governo attuale cerca di garantire, è in grave pericolo. Le prossime amministrative sono uno spauracchio per la sinistra e accoliti. Gli Italiani sono stanchi e inquieti. Le vogliono bene e la stimano e apprezzano il lavoro che il Governo, tra mille intoppi, riesce a portare avanti ma qui ci vuole una modalità "bossiana"!!! Agire prima di dover reagire.

Magalli e la Banda della Magliana - 28 aprile 2011

Egregio Direttore,
 
ma come si può! Come si può sfruttare le cose più indegne pur di fare spettacolo? Il Magalli porta in trasmissione un componente della banda della Magliana. Ma non basta. Il galeotto beneficia di tutti i trattamenti atti a "favorire il reinserimento" nella società che insieme ai complici ha tentato di distruggere con comportamenti disumani e bestiali: ad esempio, il duca Grazioli fu assassinato quasi per errore, doveva andare diversamente, erano ragaaazzi, formavano un gruppo mica una banda... Ed Emanuela Orlandi... su quella povera disgraziata non si è disquisito ma su quanto sia bello e utile aiutare gli "ospiti" (una volta definiti persino "pazienti"... eh, sì, davvero pazienti...) - delle carceri a studiare, dilettarsi, coltivare interessi allo scopo di essere pronti a scattare verso porte spalancate, una volta fuori, bè sì, di questo si è parlato... Sì signori, perché quelle bestie tornano fuori, in spregio alle vite straziate.
 
L'ospite di turno viene pubblicizzato poiché ha "trovato la via" della redenzione nella recitazione a teatro. Egli (o dovrei dire "esso"... segue corsi e si cimenta e sembra, perché no, riscuotere qualche successo, tanto che il Magalli lo sollecita a tenerlo informato poiché, il giorno che il soggetto si cimenterà pubblicamente, egli, già ansioso di battergli le mani, non vorrà perdersi il gusto dello spettacolo... fosse mai che non gli rinnovano il contratto, se si defila?
 
In trasmissione lo raggiunge l'operatore che segue i "recuperi" e costui definisce i carcerati quali "ospiti". Un lapsus? Nooo! In effetti sono ospiti, ospiti nostri, alla faccia di chi deve faticosamente affrontare la dura realtà quotidiana. Segue il direttore delle carceri di Rebibbia, "albergo" abitato dal personaggio in questione che si mostra ben tenuto, stirato, pettinato, pasciuto -, e  costui, garbatamente afferma che sì, le terapie di recupero in effetti recuperano. Sortiscono buoni effetti e di norma chi ne usufruisce, una volta fuori, si comporta senza delinquere.
 
Ci dobbiamo credere? A guardare con una certa incontenibile invidia, verrebbe voglia di chiudere gli occhi, colpire alla cieca e costituirsi. E' così cara la vita qua fuori. Alloggi e utenze hanno costi insostenibili. Per non parlare del vitto. E poi, quanto mi piacerebbe recitare, dipingere, avere una fornita biblioteca a disposizione ecc... tutto aggratisse. Gli operatori lamentano la poca diffusione di tanta grazia sul territorio nazionale. Chissà, magari al popolo di sinistra, a quello viola, manca un numero di soggetti preparati a educare. Speriamo che non li stiano formando ché qui, non se ne può più di questa assurdità. Lo definiscono vivere civile. Civile per chi?
 
Si redimono, provano rimorso e pentimento... E allora? Giusto, se mai vero. Più giusto ancora che scontino fino all'ultimo respiro, chiusi in gabbia, no a spassarsela. Ovviamente, dietro tanta cura e dedizione ci sono i posti di lavoro e le carriere degli assistenti sociali, gruppi anche loro, presumibilmente appartenenti, tanto per dirne una, a correnti di sinistra. Anzi, coltivo il dubbio che se in tasca non hanno la tessera del partito, certi personaggi il lavoro se lo sognano e dunque, vai con la bandiera, sventolata contro ogni rispetto della vita. Quella dei morti a cui è stata tolta e negata e quella di chi li piange.
 
 

Lettera a Silvio Berlusconi - 6 luglio 2011

Caro direttore,
monta la rabbia e tra poco lo sconforto sarà tale che finiremo, noi, anarchici e i comunisti padroni del campo! La dimostrazione c'è stata alle elezioni amministrative. La classe politica si smarca, finge e in realtà, come sempre, elude e mantiene lo status quo. Per se stessa e per i cittadini. Cari signorini, non sono più tempi. La Francia è vicina e l'esempio dei francesi, antichi e moderni, ci sbatte in faccia la nostra inanità. Siamo diventati un popolo al minuscolo, dunque? L'unica manifestazione cui ho partecipato in vita mia fu quella del 2002 quando Silvio Berlusconi chiamò in piazza. Oggi l'uomo mi fa tristezza poiché aveva certamente un sogno, - il nostro -, e l'infame sinistra e la pochezza dei troppi parlamentari hanno pervicacemente lavorato per ucciderlo. Non possiamo restare a guardare, ne va non solo del futuro di codesta generazione ma di quelle future. I farfugliamenti revanscisti del comunismo costituiscono un pericolo costante e il Governo non riesce a muoversi nelle molteplici direzioni giuste. Non può sempre essere il Popolo a piegare la testa e tirare a campare. Infarcire le pagine dei giornaluncoli del gossip con fotastre e articolastri su quanto se la sbafano i personaggi che si ingrassano con il sudore della nostra fronte, dovrebbe fare schifo. Invece, purtroppo, tale carta straccia va alla grande. Mi dissocio da quella parte sub-umana e auspico una rivolta delle menti più sensibili e un sano, doveroso repulisti. Non ci venissero a parlare di tasse, di sacrifici, di tirare la cinghia per il bene comune, non ci venissero a dire che a noi, da questa parte della barricata, ci è rimasta solo la me....a. Ne mangiassero loro, finalmente. Una vita nel lusso, nella maestosità dei palazzi istituzionali, nelle splendide case e magioni che alla faccia nostra riescono a conquistarsi, uno sbracarsi sfacciato e arrogante sulle più belle coste del mondo, un viaggiare su aerei privati, essere serviti e riveriti come fossero discendenti di alto lignaggio, di sangue reale. Invece sono una banda di "signor nessuno", arrampicatori sociali e raramente vocazionisti. Comunque, sfruttatori. La Legge è sempre stata iniqua e mai colpisce laddove dovrebbe, nei casi di fraudolenza. Quattro chiacchere, pene irrisorie, cadute nei dimenticatoi, silenzi stampa sui veri colpevoli delle disfatte sociali e clamore stampa sulle cavolate che, se fossimo un Popolo maturo, dovremmo rispedire ai mittenti. Mistificazioni e indottrinamenti, tutti volti a creare canali di scorrimento di denaro altrimenti considerato "sporco", posti di occupazione privilegiati, poltrone comode e stratificate di collante che, una volta aderito al deretano, lì rimangono aggrippate. Il Popolo che io stimo sta per mostrare i denti da lupo. Un lupo che li digrigna perché gli stanno portando via il boccone. Carissimo Silvio, seppure siamo alla frutta, non mollare prima di aver tentato fino allo spasimo di tagliare quello che in cuor tuo sai che va tagliato. 

Disastro in Liguria - 2 Novembre 2011

Gigi, voglio dire... Con tutte le tragedie che piombano sulla testa di giovani che oltre che obbligati ad arrabbattarsi ché non hanno denari per alimentare qualsivoglia passione e che oltretutto magari muoiono per incidenti che non saranno così eclatanti ma sempre mortali sono, oltre a questi dico, che potrebbero perfino essere considerati "banali", ci sono stati in questi giorni eventi mostruosamente distruttivi, e per tutto quel fango e morti nemmeno un, che so', un Venditti tanto bravo a sputtanare, non una canzoncina, non bagni di folla, non processioni a incantare il cuore dei partecipanti. Eppure la Liguria, a sentir parlare certi politici, dovrebbe essere un fiore all'occhiello, tanto è sinistrorsa. Ma non voglio deviare il discorso. Faccio un esempio: un padre di famiglia per il quale nessuno scriverà cotanta elegia, che arriva magari a odiare vita e figli e moglie per le difficoltà che gli pesano sulle spalle... ma dalla tua penna non esce un rigo... tu lo ignori. Tu scrivi 'sto po' po' di roba per un ragazzo che... Dico, tutte queste belle parole, commozione... pensavo ti riferissi alla distruzione di cui sopra. Francamente, per carità, figliolo di Dio era, ma si è goduto quel poco che in quanto a qualità gli sarà certamente bastato, alimentando una sua passione viscerale - cosa che pochissimi riescono a fare nella vita - , come ha voluto lui, con profitti economici da sballo, come d'altronde fanno tutti i giovanissimi sportivi che a guisa di antichi eroi alla ricerca di qualcosa che li esaltasse come nessun'altra, si sfrenano come meglio riescono a fare. Come per i volontari di guerra, che vanno a rischiare sapendo che lo scotto da pagare potrebbe essere la vita, in cambio di soldi che mai potrebbero sognarsi di guadagnare facendo il monsieur Travet, né tantomeno, il precario. C'è un limite alla giustificazione delle commozioni. Capisco, l'elegia serve a placare lo sconforto e l'impotenza di chi si vede privato del motivo scatenante di personali passioni ma... pardon me... Ben scritta, comunque... ciaodaviola

Spigolature

Non è per demoralizzare né per disprezzare ma... li avete guardati bene i "liberi" manifestanti. Ma se vi azzardaste a domandare che so', su cosa si fonda la Costituzione Italiana - domandina semplice ed elementare -, giurereste di ricevere risposte sensate? Eppure li sbattono in piazza proprio per la riappropriazione e difesa di certi diritti. A vederli non sembrerebbero consapevoli di cosa siano usciti dalle scuole a fare. Anzi, a vederli... verrebbe l'urgenza di chiuderceli dentro a chiave, nelle scuole. E buttare la chiave fino a vederli trasformati in esserini civili. E non mi dite che "so' regazzi!". No carini, sembrano sub...umani. E ci dovremmo scalmanare per quelli. E dovremmo pensare di investire a favore di tale armata Brancaleone. Uscissero fuori persone a chiedere. Ma non ne vedo. Solo scalmanati tirati coi fili. Almeno questo vedo io. Come vorrei sbagliarmi...

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A vedere - uno per tutti - il signor Barroso sorridere allegramente all'apertura del G20, - come in ogni altra occasione di summit o semplice incontro, in mezzo a tanti buontemponi mi chiedo: che c....o c'avranno da ridere!!! Certo, loro tutto sommato hanno le terga coperte. Ma una volta tanto li vorrei vedere col volto serio, l'atteggiamento impegnato, un po' disperati, anche velatamente. Quantominimo consapevoli, intenzionati a difenderci veramente dagli attacchi dei grandi speculatori!!! Sarebbe ora che seguissero un corso di comportamento pubblico. Imparerebbero almeno a simulare quel tanto di disgusto che consolerebbe i cittadini del mondo intero. Meno male che c'era Draghi...

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 Imprese e banche hanno fretta Il premier: "Misure tempestive"

 Si dice che le riforme della pubblica amm.ne siano un bluff. Più che altro, temo che bisognerebbe radere al suolo questo Paese perché purtroppo certe malattie hanno radici lontane e invasive e quando finiscono sotto le mani di un chirurgo ci si aspetta il miracolo! Neanche io credo che sarà possibile riformare i grandi carrozzoni, chiamati così non a caso. Altro che la "piovra"! L'Italia s'è fatta grande - si fa x dire - proprio grazie allo sfruttamento delle assunzioni nella pubblica amm. e al meccanismo clientelare creatosi. Oggi mi chiedo: la Crisi si sbandiera ovunque; i mercati crollano ovunque; i precari stanno ovunque; abbiamo tutti gli stessi problemi, veri in parte, presunti in altra, creati ad arte dai grandi speculatori. Ma perché c... mi chiedo, sì, solo da noi dobbiamo sentire questo tentativo di lavaggio del cervello da parte dei Sinister, e giù il Governo, e su il Gov. tecnico, e siamo pronti... pronti a fa' ché??? A rimettere le chiappe sulla poltrona!!!

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Egregio Direttore,
vorrei dire... va ben la politica, va ben la diplomazia, van ben gli scambi economici e ogni interesse annesso e connesso, ma vedere il nostro Presidente del Consiglio core a core con Sarkozy, affermare con nonchalance che la Francia ha assorbito già 50.000 immigrati e l'Italia solo 10.000 e dunque... Guardi, non ho ascoltato il resto perché mi è montata davvero la mosca al naso!
Vorremo mica mettere la Francia e i suoi propri ex cittadini ora migranti, e l'estensione del territorio francese contro quello italiano?! Non caliamoci le braghe anche stavolta che alla prossima tornata un sacco di votanti virerà sulla Lega!!!




Dagospia, 17 novembre 2011

TORNO ALLA CULLA SORRIDONO IN MOLTI PERCHÉ IL GOVERNO MONTI È LA QUADRATURA DEL CERCHIO CHE METTE D’ACCORDO I CENTRI DI POTERE PIÙ MARCI D’ITALIA 2- NAPOLITANO PIAZZA ALLA DIFESA IL SUO DI PAOLA - IL PD SI ACCONTENTA DI BARCA E FORNERO - SPRIZZA GIOIA FINI PER TERZI DI SANT’AGATA - SORRIDE ANCHE RUTELLI PER FRANCESCO PROFUMO - TRE PEDINE PER IL VATICANO: RICCARDI, ORNAGHI E BALDUZZI (NEL CUORE DI ROSY BINDI) - GIUBILO DI PRODI E CASINI PER PIERO GNUDI (MA CHE C’ENTRA COL TURISMO E LO SPORT?) - BEN PIÙ IMPORTANTE È L’ENTREÈ ALLA GIUSTIZIA DI PAOLA SEVERINO CHE NEL CORSO DEGLI ANNI HA DIFESO GLI INTERESSI DI PRODI, CALTARICCONE, GERONZI, OLTRE AD AZIENDE COME FININVEST, TELECOM, ENI - ANCHE PER LA CANCELLIERI PIERFURBY GODE - SI SCRIVE CATRICALÀ MA LEGGE GIANNI LETTA 3- MA IL VERO TRIONFATORE È CORRADINO PASSERA. DAL CONVEGNO DI TODI IN POI, IL SUO AFFIANCAMENTO AL POTERE VERO, QUELLO CHE HA L’EPICENTRO IN VATICANO E CONSENTIRÀ DI FAR DIMENTICARE IL SALVATAGGIO DELL’ALITALIA, IL FALLIMENTO DELL’OPERAZIONE PARMALAT E L’INTRECCIO DI INTERESSI CON I COMPAGNI DI MERENDA MONTEZEMOLO & DELLA VALLE (TITOLARI DI QUELLA NTV DOVE BANCA INTESA HA MESSO I SOLDI)

Lettera aperta all'on.le La Russa, 15 dicembre 2011

Caro direttore,
 
poiché sono stati resi noti gli indirizzi e-mail di un certo numero di parlamentari, ho inviato la seguente all'on.le Ignazio La Russa, con preghiera a lei, di pubblicarla.
 
Cordialmente,
 
laura onofri
 
Carissimo on.le La Russa, si arriva a un punto della vita in cui dover subire tali colpi al cuore e alla vita stessa, lascia segni che non si potranno rimarginare. La notte non si dorme per la paura e la strisciante depressione che si rischia di veder prendere il sopravvento. Stavo male quando c'era Prodi-Serenase e credevo di aver ripreso fiato con il PDL che per un momento è stato grande e trainante. L'amarezza è dunque più forte. E la rabbia, il dolore, di dover ammettere che non c'è ideale che tenga, nel mondo e nel sottobosco di quella che dovrebbe essere una sacra istituzione a tutela del bene comune, mi inducono a pensare che quello che ritenevo un dovere primario di cittadina -, esprimere il mio voto per essere rappresentata in seno a un Governo democratico - è stato calpestato e vilipeso e utilizzato da voi Parlamentari, indistintamente, e da coloro che gravitano loro intorno, per fare una vergognosa man bassa dei respiri del Popolo Italiano!

Non avete mai guardato in faccia, per vederli davvero, le donne e gli uomini che hanno lavorato per una vita intera, arrivando assurdamente a sognare il giorno in cui sarebbero diventati vecchi e logori abbastanza per poter andare in pensione e dunque, a riposo. Riposo da fatiche anche incessanti e logoranti. Hanno sacrificato il gusto della vita, della famiglia a cui sono stati costretti a elemosinare tempo ed energie anche affettive, per due sporchi soldi che ora avete, per l'ennesima volta il coraggio di far svalutare a livelli indegni, che non consentono nemmeno di levare gli occhi allo specchio senza desiderare di sputarsi in faccia da soli per essere stati tanto vili e ciechi!
 
Entrare nei particolari delle altre iniquità che si intendono perpetrare sarebbe penoso, inutile e dunque, patetico. Sapete benissimo quale massacro state lasciando fare, in barba a un Popolo che viene lasciato calpestare, da voi in primis. Vi siete trincerati dietro un inaccettabile, vigliacco sbandieramento di senso civico, di responsabilità assunta con sacrificio, per il bene del Paese!!! Ma ancora pensate che ci faremo prendere in giro? Se così fosse, sappiate che se fino a ieri gli illusi siamo stati noi, ora, quelli siete voi!
 
E mi dispiace per lei, che in mezzo a tanti ha fatto sempre sentire una voce vibrante, anche autentica. Il suo ultimo discorso mi aveva indotta a sperare, a tenere alta la bandiera della fiducia in questo PDL che alla resa dei conti, invece, è colpevole di essersi lasciato offendere e vilipendere, sopraffarre a causa di logiche anche personali. Troppi interessi in gioco. Drammatico. Probabilmente, per determinate cariche pubbliche sarebbe auspicabile che gli eletti non avessero alcunché da perdere. Né legami né beni. Fare politica per amore di giustizia sociale e di benessere comune del proprio Popolo, quello stesso che risalendo a nonni e bisnonni può dire di aver versato il sangue per questa Italia ora svenduta e tanto calpestata! Quel sangue è stato offeso e tutti vi dovete fare un esame di coscienza. Molti si devono vergognare. Altri sentirsi colpevoli di ignavia e vergognarsi essi stessi. Non c'è perdono in cui potrete sperare mai, per aver lasciato che questa marcescenza si diffondesse e diventasse il simbolo del famigerato, atteso anticristo. Il Popolo Italiano non potrà augurarvi altro che di patire quello che state infliggendo ai vostri connazionali e che lo abbiano a patire le persone conniventi, mogli, figlie, madri e figli e padri, perché nessuno di costoro è innocente di tanto massacro. Tutti vivono nel lusso che alimentate sulle spalle degli Italiani che sfruttate.
 
Le dico questo con delusione profonda e dolore, immenso, al pensiero di quello che attende questi figli nostri e, se mai riusciranno a venire, i nipoti. Senza considerare lo stato di prostrazione in cui state lasciando precipitare noi di questa generazione, a cui si viene negando il diritto di ricominciare a godere serenamente almeno delle piccole cose della vita. Questo, mentre voi, tutti, aumentate prebende e benefici collaterali a non finire  - che quelli sì, sottratti spudoratamente senza giustificazione alcuna alle casse pubbliche e immeritati - sommati a stipendi che non hanno un senso in rapporto alle retribuzioni della massa della popolazione, e che continuate a difendere in nome di un falso, egoistico e dunque immorale senso di un libero esercizio di attività democratica, costituiscono un beneficio altissimo di cui vi siete appropriati indebitamente, con leggi e decreti o quant'altro, in nome di una Costituzione che vale a vostro uso e consumo, mentre per noi cittadini è diventata carta da tenere di riserva in qualunque gabinetto, dovesse terminare quella igienica!
 
Pregheremo che perdiate il sonno, come lo stiamo perdendo noi tutti. E dica ad Angelino Alfano di smetterla di sfruttare le pagine di Facebook per fare una indegna pubblicità al proprio libro. Meglio farebbe anzi, avrebbe fatto, a essere più onesto e non abbindolare le persone con la scusa del dialogo con gli elettori, per propinare a ogni batter d'ali, un'annunciazione pubblicitaria. Tutti scrivono. Tutti scrivete. E la letteratura va a farsi friggere. Scrivo anche io, ma non mi sarei mai permessa di usare la pagina di una community: "Pensionados Incazzados" che ho creato per manifestare il mio dissenso, per farne un uso strumentale e pubblicizzare il mio libro. Vergogna!
 
Sperando che qualche santo del paradiso si armi di volontà di combattere questo grande male.

16 gennaio 2012 - Le Cinque giornate di Sicilia. Silenzio di tomba da parte della stampa.

Egregio direttore,
scorro vari quotidiani, tra cui il suo, e rimango "basita". Non una parola sulle Cinque giornate di Sicilia, parte dell'Italia che è riuscita a metter su una manifestazione di profondo, unitario dissenso contro il repressivo malgoverno Monti.
Tutto bloccato. Sacrifici. Decine di migliaia di manifestanti: PERSONE, sotto la pioggia battente e voi, silenzio! Non una parola. Le invio a pie' pagina, un link con l'articolo per esteso, con preghiera di pubblicarlo. Ci tenete all'oscuro di troppe cose, dando fiato a fin troppi pettegolezzi e ignorando fatti salienti e vitali per l'intera popolazione.
Dove siete? Dove sta il Governo costituzionalmente eletto, e dove l'opposizione.
Riscattatevi, egregi direttori di quotidiani, fautori, creatori, manipolatori dell'informazione/disinformazione, in nome di una dignità nazionale a cui tutti abbiamo diritto.
Laura Onofri
Da Facebook, faccio un forward affinché diffondiate la notizia:
’ cominciato ieri sera a mezzanotte il blocco totale della Sicilia. Un’occupazione pacifica di tutti i principali porti, raffinerie e snodi viari dell’Isola. Tutti i punti di snodo sono presidiati dai protagonisti dei movimenti che, da oggi fino a venerdì 20 gennaio, daranno vita a quella che è già stata ”battezzata’ le “Cinque giornate della Sicilia”. Una battaglia culturale e sociale portava avanti da imprenditori che operano in tutti i settori dell’economia isolana. Dai trasportatori agli agricoltori, dai commercianti ai piccoli industriali. Tutti uniti nella lotta per una Sicilia migliore. E, soprattutto, non vessata dal car-prezzi.
Da stamattina – anzi, in alcuni casi da ieri sera dopo la mezzanotte – i Tir, da quelli che trasportano benzina a quelli che trasportano prodotti agricoli e altri prodotti ancora, hanno spento i motori. Tutto fermo. Tutto bloccato. Come già accennato, una “Rivoluzione”. Pacifica, ma più che mai determinata. Anzi, determinatissima.
“La rivoluzione parte dalla Sicilia”, si legge nei manifesti “non una guerra tra poveri, ma una guerra insieme contro questa classe dirigente che ancora una volta vuole farci pagare il conto. Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Siamo siciliani veri ed invendibili. Ora il gioco comincia a farsi duro”.
Non sono né di destra, né di sinistra. Minimo comune denominatore, la rabbia contro una classe politica nazionale vessatrice e la convinzione che la politica siciliana sia in mano agli ‘ascari’. Chi sono? A firmare la chiamata alle armi, il ‘Movimento dei Forconi’, un’associazioni di agricoltori, allevatori ed ora anche di autotrasportatori “stanchi del disinteresse quanto del maltrattamento da parte delle istituzioni” e, cosa non di poco conto, da quell’arcipelago di movimenti che difendono gli interessi reali della Sicilia e del suo Statuto (dalla protesta che si è chiamato fuori solo il Fronte nazionale siciliano).“Tutti possono partecipare, basta che siano apartitici”, dicono gli organizzatori. Sui social network la febbre è altissima. Tutto fa pensare che la forza d’urto di questa protesta sarà dirompente. L’obiettivo è far capire che la Sicilia non può continuare ad essere terra di conquista. Non a caso si ipotizza di bloccare i Tir che trasportano la benzina raffinata in Sicilla nel resto d’Italia (per la cronaca, nelle raffinerie dell’Isola si produce oltre il 50 per cento delle benzine utilizzate nel nostro Paese).“Stanotte alle ore 00 del 15 gennaio – leggiamo – si muoveranno i Tir degli autotrasportatori siciliani presso i presidi stabiliti in tutte le province, accompagnati da manifestanti provenienti da tutta I’Isola per gridare forte l’indignazione contro una classe politica di ladroni e nepotisti. Il sistema politico istituzionale è al collasso, i politici rubano a doppie mani ,la stessa cosa fanno i burocrati, non c’e… spazio di discussione per risolvere il problemi della gente. Lombardo presidente della Regione siciliana si dichiara incapace d’intervenire, mentre l’economia del’Isola è ferma e le aziende e le famiglie sono al fallimento. Tutti ci aspettiamo delle risposte, ma non sappiamo da chi. Questo è il momento cruciale per intervenire, per cambiare le regole democratiche ed istituzionali: la rivolta dei siciliani è necessaria ed urgente. A morte questa classe politica come si è fatto contro i francesi con il vespro”.

Patrie "galere"...? Vengo anch'io, no, tu no!!!

A parte ogni cosa; a parte che tutto è buono per abbaiare... ma... i signorini dimenticano, tanto per citarne una, la scalata al "potere" appoggiata e favorita per un certo Adriano Sofri... dimenticano, che so, la fama e i soldi guadagnati da un altro certo Luciano Liggio appoggiato e favorito per estrinsecare doti all'interno di quella galera che avrebbe dovuto servirgli per scontare pene per efferati delitti - così come tanti altri, che in galera ci vanno per soggiornare alla grande a spese della collettività! -. La puzza sotto il naso la sentono solo quando fa comodo a loro. Un comodo che non è mai della gente, del Popolo che subisce loro, banda vera di malfattori, colletti bianchi sbiancati con l'acido che corrode la pelle degli Italiani che un giorno, presto spero, la smetteranno di essere pecoroni! E che dire di tutti i servizi culturali favoriti in certe patrie "galere". 
Nelle carceri in cui "soggiornava" la Knox, ad esempio, ci si può calare nell'atmosfera di una biblioteca ben fornita, si possono seguire corsi di lingua, si studia, magari ci si laurea... tanto, non si è mica impegnati a combattere con le miserie quotidiane di chi la vita se la deve scavare coi denti, fuori della "galera". Cosiddetta... Ma ci facessero il piacere. Levassero piuttosto quelle voci farinellesche nel momento giusto, per cause giuste... Purtroppo, hanno il vuoto dentro. Quel vuoto falsamente riempito solo da bramosie personali. Sono indegni.
 
Che squallore. Volerci mettere sotto il naso blitz da circo equestre, blitz che sembrano stanare evasori che si tenta di equiparare ai ladri veri... gli accentratori di grandi capitali esportati, quelli che le tasse vere le hanno sempre evase alla grande, coperti e favoreggiati da una politica collusa e con le mani in ogni pasta. Andare a rompere le scatole, principalmente a gente che lavora e produce una forma di reddito, andarci prima di aver preteso il vero, grande maltolto a chi si ingrassa davvero: politici e grandi evasori! Una vergogna. Una presa in giro dell'intelligenza della gente. E noi dovremmo battere le mani? Ma ci facciano il piacere, una volta di più!

Invasioni barbariche

Egregi,
 
invio dei link a siti che di certo non sono i soli ideati per propugnare notizie simili:
 
 
 
 
A dirla con eleganza, si chiamano escort. Per chi le pubblicizza... sono... ragazze serie.
 
Da certi Paesi, la fanno sempre più da padroni in ogni possibile campo e privi di controllo alcuno passano al web, senza che se ne senta parlare. I media tacciono. I media istigano all'indignazione solo quando levare la voce fa gioco, da una parte o dall'altra. Mai a onesta difesa del Cittadino. Non si denuncia l'iniquo fenomeno di infiltrazione messo in atto con determinazione e pervicacia, che rappresenta uno di quei grimaldelli utilizzati al fine di scalzare la società ITALIANA! In più, i nostri beoti, se mi si concede licenza, pagano anche le spese di viaggio e magari, ovviamente, alloggio.
 
Confidando in una doverosa sensibilizzazione anche di quella, per altri versi, demagogica, opinione pubblica femminile che una volta tanto dovrebbe sollevarsi per ben altro che dei ridicoli, - con la corruttela che corre -, bunga bunga e se non ora quando..., attendo di svegliarmi una mattina e ritrovarmi... in ITALIA!!!

Dis-Severini-gnando

Egregi direttori,
a seguito dichiarazioni on.le Severino, 12 maggio 2012

Riflessione terrigna:  in senso lato, parla giusto la 'ministressa' Severino. Ma dimentica i ricorsi storici: quando manca il pane, il Popolo si ribella, purtroppo anche nei modi fuori controllo. Ma portare il Popolo alla fame, muovendo pedine come un gioco di domino su tavolini intarsiati e impreziositi e stando al caldo d'inverno e al fresco d'estate, con la possibilità di ritirarsi, a sera, in splendide magioni in cui l'atmosfera sarà probabilmente tanto ovattata da tenere ben fuori il frastuono causato dal popolino che sbraita, - mamma mia quanto scassa, 'sto popolino -  è di per sé, azione incontrollata e dunque, tanto genera. Le leggi andrebbero studiate e scritte come facevano gli scribi: seduti in mezzo a quello stesso popolino che non sempre è più tanto analfabeta. Ma a lor signori gliene cale punto e da un certo fatturato in giù, la gente non è più 'persona' e allora 'sfragnamolo', il popolino, come dicono a Roma, che oltre che chiassoso magari è sporco e diononvoglia, suda e puzza.
Cari - si fa per dire - illuminati che ve lo raccontate da soli, di essere tali, fosse in mio potere, vi obbligherei a scendere abbascio e a trascorrere obbligatoriamente in mezzo alla gente, in mezzo al degrado, sui mezzi pubblici strapieni di tutto meno che di nostri connazionali che sembra di stare su mondi lontanissimi che finché non riguadagni il predellino e non scendi dici e cazzo ma dove sono finito e cazzo2 ma sono l'unica a pagare il biglietto e il servizio? - e guarda se ci sta un posto a sedere manco pe' la sventurata vecchietta! -, che qua tutti viaggiano, possibilmente seduti anche a dieci anni, alla faccia nostra e pure i turisti che ormai si sono imparati tanto i controllori non salgono più ché se ci provano li prendono a pugni e te credo che l'azienda ATAC sta in crollo, ma dall'amministrazione capitolina fanno i morti viventi e inneggiano a Roma Capitale, capitale de ché, che fin sotto le mura vaticane ci sta una sporcizia che nemmeno anticamente nei bassifondi di Napoli!!! - e poi, quando scendi dal drammatico viaggio è peggio, perché gli Italiani sembrano quasi spariti anche dai marciapiedi che a risuolare le scarpe costa caro e figurati comprarle che qui, i soldi, chi di noi li guadagna, ne paga la metà è più in tasse mentre i beatificati che se pure c'hanno un documento non si sa perché ma difficilmente poi li rintracci... le pagano le tasse, loro, o non è che è un'impressione mia che riescono pure a mandare i soldi a casa e vivere qui meglio di quanto ormai stiamo vivendo noi e una spiegazione logica ci deve pur essere???
Veniteci, cari, in mezzo allo schifo, non fingete, dall'alto delle vostre belle zone residenziali che i colori che vedete siano quelli di una paradisiaca integrazione culturale: no no, quelli sono i domestici che vi sgravano d'ogni fatica e che vi portano a spasso il cane così poi la merda dell'animale la raccolgono loro al posto vostro. La pseudo integrazione la sbattete sulle nostre spalle, fingendo di non vedere che la stessa è una mistificazione e che ci state facendo mettere i piedi in testa da tutte le parti e che tra pochi anni sarà un disastro perché agli Italiani fare figli costa troppo caro - anzi, perfino la qualità dello sperma si riduce dallo stress - mentre non si sa perché, gli immigrati ne fanno come nel sud Italia fino a un po' di anni fa. Per noi sarà pure lo stress, l'ansia da sopravvivenza... ma com'è che questi immigrati non soffrono di questa sindrome? Deduzione: stanno meno stressati di noi.
Qua i bisognosi d'integrazione siamo noi, ormai. E pronostico che ce la negheranno, per via di sentimenti di astiosa rivincita verso un Popolo che sono venuti a conquistare, inizialmente chiedendo aiuto e protezione, attraverso lavoro nero stoltamente concesso, insediamento in case di anziani spesso raggirati a fini economici, malavita che tanta ce n'era già di nostra. E non tacciatemi di razzismo. Sono lucida e razionale. Amo la Terra, amo la gente, sarei di natura socievole. Gli stranieri che ci vengono a trovare mi stanno simpaticissimi anche perché certe somme le lasciano qui e girano in Italia, invece di essere spedite all'estero, per la maggior parte, dai lavoratori che qui le guadagnano. Quelli cui è stato permesso di invaderci indiscriminatamente, li comprendo, poiché umanamente è logico che abbiano preso la palla al balzo, ma... tanto vorrei che potessero conquistare il benessere in casa loro la qual cosa sarebbe stata la più logica e benefica, fin dall'inizio.
La brama di sfruttamento che ha incitato a far smuovere le masse e che ora ci si ritorce contro, ha innescato meccanismi distruttivi. E risparmiatevi la solfa. Ho visto famiglie intere dell'Est, dai nonni ai nipoti appena nati, sbarcare negli aeroporti. Ben pasciuti e bagagliati. Vengono a inzepparsi in una stanza onde finire con l'avere i requisiti per chiedere alloggi popolari... magari. E comunque, si insediano, lavorano quasi tutti in nero, non pagano tasse e hanno di che risparmiare e fanno figli.  
I nostri governanti si riempiono la bocca di concetti stolti e demagogici: fandonie che sperano sempre, a oltranza, di veder tradotte in voti, ergo: denaro, benessere, benefit. Per loro. Mxxxxa al Popolo. Secondo loro. Ma il Popolo la comincia a vedere diversamente.
Venite, cari. In mezzo alle immondizie che fetano vi obbligherei a camminare, in mezzo al troppo che ormai è da un pezzo che 'stroppia', come dicono, sempre a Roma; tutto questo, al minimo, per almeno venti ore della vostra esistenza quotidiana, incatenati per la caviglia uno all'altro, senza via di fuga... A chiamarla vita, dopo tre giorni, non vi reggerebbe il cuore. E magari scoppia. E magari, rilasciato, qualcuno si suicida, se la coscienza non sia mai gli si dovesse risvegliare.
D'altronde, sempre giocando a mosca cieca a tavolino, parla ancora giusto, la Severino, quando afferma che pagare le tasse è un dovere. Lo afferma dall'alto della posizione di chi può vantarsi di pagare, ogni anno, milioni di euro all'erario. Lo dice con orgoglio e mi sembra doveroso, visto che nemmeno Picone si sognava di bramare di guadagnare così tanto, per campare onesto. E tutti gli altri, ma chi si credono di essere e quanto, di valere, per sperperarsi addosso tutte quelle ricchezze depredando e affamando masse cittadini, spolpandoli per cercare la via per ripianare il debito. Ma chi l'ha prodotto il debito, io?!
Aggiungo che per metter su quanto raccoglie la Severino, ci vogliono centinaia, forse migliaia di piccoli lavoratori autonomi che per tirare avanti non sanno più cosa sia vivere una vita appena appena normale, artigiani che si spaccano la schiena, piccoli imprenditori che si sobbarcano di rischi per portare avanti imprese messe su sempre per passione e con fatica, nell'ottica di creare occupazione e benessere per sé, per la famiglia e per quella dei dipendenti.
Centinaia sì, di oscuri cittadini che la notte finiscono col non dormire dall'ansia che li spacca, per mettere insieme un miliardesimo di quello che la ministressa Severino guadagna nell'arco di dodici mesi della sua vita dedicata - sospetto di potermi sentire legittimata a dire - non certo alla difesa dei diritti di poveri malcapitati. Non si fanno i soldi con i malcapitati. Ben altri, possono pagarsi fior di processi sperando e confidando a volte con miracolitica certezza, in sentenza assolutoria o quantomeno non capestro. E dunque, abbiate almeno la decenza di tacere, tecnici del pifferlich. Buona pure io, ma mi farei schifo da sola.
Gli oscuri cittadini non sono ricchi; se lo Stato li tutela e permette loro di vivere, sono generalmente onesti e volentieri pagano, aspettando di vedere il giusto riscontro in servizi e doveri ottemperati da quelle stesse istituzioni che ormai troppo spesso sono le Crudelie Demon, le matrigne del Popolo che si riempiono le bocche con i dogmi del dovere, calpestando ogni sacro diritto altrui. Stanno comodi, loro. Ma anche le poltrone finiscono col subire l'attacco delle tarme. E dei tarli. E alla fine crolleranno. Spero. Perché parlare su basi teoriche dall'alto di uno sfrenato benessere personale, non porta da alcuna parte. La teoria pretestuosa, nel disastro che la POLITICA tutta ha prodotto e che ora si vuole ottusamente scaricare sulle nostre spalle, fa incazzare, signori. Fa incazzare, anche le formiche. E quelle, si sa, sono mooolto prolifiche e possono diventare famelicamente feroci.
 

Strozzinaggio - 12 maggio 2012

Lo Stato/Equitalia non sembra ottemperare alla legge:

Con la legge antiusura (n. 108/1996) è stato stabilito che un tasso é usuraio quando supera della metà la media dei tassi di interesse praticati da banche e da intermediari finanziari. Nella nuova legge rimane la possibilità del giudice di valutare come usuraio un tasso sproporzionato quando la parte offesa si trova in "condizioni di difficoltà economica e finanziaria".


Scandalosi, gli infiniti modi attraverso cui si sono sfacciatamente bruciati soldi e sacrifici del Popolo Italiano e la faccia tosta con cui si tacciano di evasione fiscale cittadini vessati e svenati senza che mai fossero stati resi in equi servizi, i denari versati all'erario.
Bene ha chiesto, la dott.ssa Todini al sotto segretario dell'economia durante la trasmissione de la7 di poche sere addietro: ma vi siete chiesti perché i cittadini eludono?
Troppi lupi a mangiare quello che in pochi sono costretti a versare e troppo pochi servizi resi, e male. Gli Italiani non sono evasori, e hanno diritto a vivere onestamente del proprio lavoro. Lo Stato, avido, non permette.

14 giugno 2012

Egregio direttore,
 
tempo addietro ebbi occasione di vedere il ministro degli Esteri in visita in Birmania, rassicurare il leader San Suu Kyi circa gli aiuti Italiani etc etc. 
 
 Mi dicono che oggi a Rai News la signora di cui sopra reiterava richiesta aiuti, al fine di sostenere i lavoratori birmani (che sicuramente in qualche modo non stanno peggio dei nostri (n.d.r.)). Anche qui, etc etc.
 
Ma davvero abbiamo tutte queste possibilità, perfino per i birmani?! E noi?
 
Indovinate chi partecipava al fiero poasto? Ebbene sì, alle spalle del ministro Terzi c'era il volpigno Fassino...
 
Grazie per qualunque notizia informativa sulla questione vorrà diffondere.

Chiacchere tra sordi

'hai la febbre.... vero? Eh eh... Manco mazziata. VIVA il PDL, e al Berlusca, gli auguro di riuscire a scappare dalle grinfie dei furiosi e di andarsene a pancia all'aria, finalmente, alle Bahamas! Così lo vado a trovare! Via da questo marciume, via dalle sovvenzioni occulte di miliardi di dollari ed euro che hanno strafinanziato il partito comunista per fargli mettere radici nelle teste della gente, mentre la nomenklatura e l'intellighenzia si arricchivano impoverendo le masse e al contempo fingendo di... lavorare per loro - loro che il lavoro non hanno mai saputo cosa fosse -, via dalle ideologie che narcotizzano certe fasce di popolazione e servono solo a ingrassare papponi di ogni colore; via dai sepolcri imbiancati e dai cervelli lavati non per passione ma per concussione e malversazione e "magnamenti" e fantamegainteressi personali e di casta; via da uno Stato che sempre più si trasforma in demenzial-emergenziale e di polizia; via dai gruppi di potere, COLLUSI TUTTI, sottobanco e soprabanco, abbarbicati al soldo qual unico sostentamento delle loro menti malate. Via da una magistratura collusa, da un capo di Stato che si trincera dietro privilegi monarchici e naviga nell'oro alla faccia dei morti ammazzati di ieri e di oggi. Leggi l'ultima, carina: IDV non so chì si becca 50.000 euri per 6 ore INTENSE. Quante seghe gli avranno fatto??? E la sinistra, a guardare, a inveire contro il Berlusca che ha creato un impero invece di esportare all'estero, ha dato lavoro e speranza a migliaia di persone. Ma che mi frega del resto! 
Lo sfascio viene da molto lontano. Oggi il Monti lamenta che contro l'opposizione di soggetti che si contrappongono, ragion di grosse teste di tecnici non vale. Ah, e quando ammetterà che avere un partito eversivo all'opposizione ha impedito di governare come si sarebbe potuto e dovuto. Ora Monti va avanti a decreti e quella pezza di Napolitano tace. Ah... e com'è che quando c'era da zittire le migliaia di stolidi emendamenti presentati per mettere i bastoni tra le ruote non parlava... E quanta sicurezza danno a te e a tutti quelli come te e me che combattono per il quotidiano e appena girano l'angolo con la punta del naso sono aggrediti da Equitalia, Finanza, ingiunzioni che mozzano il fiato e stroncano la vita a chi non ce la fa più nemmeno a combattere? Dove sono stati i mister rosso cremlino fino a oggi e che hanno fatto contro lo sfascio che da tanti anni si andava delineando? NIENTE. Hanno solo finto, "preteso di". Importante per loro, come per tutti, era tirare l'acqua al mulino proprio e restare in sella. Fosse pure un ciuccio, una capra, bastava che sopportasse il loro lurido peso. Resto profondamente una destrista, progressista nel senso lato del termine. 
E il ministro Riccardi, a proposito, non mi incanta.

Articolo di Marco Ventura, 11 dicembre 2012: Monti non si candida. Si nomina.

un pezzo lapidario e verissimo

Monti non si candida. Si nomina Per tutta la vita è stato un nominato, lo è di natura, di  carattere, per vocazione, o per interesse. Un’astuzia, la sua: il popolo non lo può sfiduciare

Mario Monti non si candida. Si nomina. Per definizione. Anche la sua biografia ufficiale, quella che compare da un anno sul sito del governo, riduce la sua vita professionale e istituzionale a due righe due: “Nato il 19 marzo 1943 a Varese. Il 9 novembre 2011 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica”. Stop. Monti stesso si è presentato così agli italiani dopo la fiducia in Parlamento, il 19 novembre dello scorso anno, dieci giorni dopo la nomina a senatore a vita. “In passato non mi sono mai candidato a qualcosa. Zero”. Idem lo scorso 25 settembre, a margine della Conferenza economica a Aix-en-Provence prima di volare a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo: “Sono un senatore a vita, non mi candiderò alle prossime elezioni, non ne ho bisogno. Penso che sia importante che la vita politica riprenda in Italia, mi auguro con maggiore responsabilità e maturità. Faciliterò il più possibile questa evoluzione”. E il presidente Napolitano ha detto chiaro (22 novembre 2012) che Monti “non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare”, particolare “non da poco, anche se qualche volta lo si dimentica, comunque ha un suo studio a Palazzo Giustiniani dove potrà ricevere chiunque dopo le elezioni volesse chiedergli un parere, un contributo, o un impegno”. La parolina magica è “impegno”. O contributo. Di solidarietà. Al centro. Sinistra.
La domanda è: davvero i nominati non si candidano? Forse non lo fanno in modo aperto e trasparente. Monti per tutta la vita è stato un nominato, lo è di natura, di carattere, per vocazione, o per interesse. Un’astuzia “non da poco”, per usare diversamente le parole di Napolitano, “anche se qualche volta lo si dimentica”. È comoda la vita del nominato. La rete di relazioni, le promesse (e premesse) nell’ombra, il prestigio che sembra fiorire dal nulla, il manto di cilicio in pubblico senza il fastidio di sottoporsi al vaglio della trasparenza, alla battaglia fumante, al pericolo del voto, al confronto, alla durezza della vita (e politica) vera. I tecnici nominati sono in fondo i più politici tra i tecnici, sono politici senza voti e spesso senza volti  (se non nel Palazzo), potenti che non hanno rapporti col territorio o con gli elettori, ma soltanto coi loro “nominatori”. Ai quali soltanto sono tenuti a rispondere (oltre che a se stessi, è ovvio). I nominati fanno, tecnicamente, l’interesse proprio e di chi li nomina. Non portano nelle istituzioni e nelle pubbliche assemblee gli interessi di quelli che li hanno scelti e votati. I nominati possono essere persone validissime, tecnici sopraffini (anche se spesso poi le sbagliano, donne e uomini di rigore e specchiata moralità, oneste, sinceramente impegnate per il bene del loro paese. Ma non sono campioni della democrazia.
È nel carattere del Professore la nomina incorporata, l’idiosincrasia per i bagni di folla, l’incapacità di rivolgersi con calore alla gente, la distanza dal popolo. Sarà un bene, forse, per chi freddamente deve delineare i passi di una politica economica efficiente. Certo lo è per essere bravi consulenti, manager e soprattutto banchieri. Ma si è mai visto, in una qualsiasi matura democrazia occidentale, il caso di un tecnico che dopo aver guidato in una fase di emergenza un esecutivo (politico) torni in campo prima del voto come candidato virtuale (che nessuno potrà votare) e leader nominale di una parte politica o di nessuna (o di tutte, se non ci sarà una maggioranza politica)? Papabile successore di se stesso che però non accetta le regole del confronto elettorale? Libero e con le mani libere, ma non liberale.
Nominato a vita. Eletto mai.   

S-migrazione

Egregi,
 
riterrei doveroso  da parte vostra sviscerare con maggiore onestà e intento informativo nei confronti dei cittadini italiani, il punto numero uno che l'on.le Bersani, appoggiatissimo dal presidente Napolitano, intende sottoporre al vaglio del Parlamento, se e quando il PD, coalizioni annesse, dovesse ottenere la maggioranza alle prossime elezioni.
 
Salvo restando che alla fascia di migrazione sostenibile e che ha inteso integrarsi rendendosi identificabile, imparando la nostra lingua, occupando in maniera dignitosa spazi abitativi e non stringendosi negli stessi in numero volutamente insostenibile - (vedo in giro che l'Unione Inquilini pubblicizza l'uscita del bando per l'assegnazione delle case popolari per cui gli indigeni versano anche il sangue sotto forma di balzelli, fin dall'attimo in cui respirano nel ventre materno ) -, pagando le tasse quanto le paghiamo noi, anche i nostri connazionali più miserandi, delinquendo entro limiti accettabili e che rientrano statisticamente nella nostra "norma" e così via, - fermo restando, appunto - che le stesse sono ben accolte, per il resto, sento una sorta di grancassa che batte il ritmo, ad un sospetto unisono, dal pulpito della Chiesa, della Sinistra e del Partito Radicale e affini.
 
Costoro tendono a mettere a presto frutto le disposizioni attraverso cui sono riusciti a ottenere l'approvazione di permessi atti a facilitare l'inserimento ben oltre la sbandierata integrazione, ovvero: immigrazione porta voti e una quantità incalcolabile di flusso di denaro nelle casse e nelle sacche di potere di chi si accaparra la fetta di quella torta. Ancora una volta interrogo: ma a chi vogliono prendere in giro?
 
Su Rai 1 di questa mattina, un bel servizio su quante cose belle fanno gli immigrati in Italia e come fulgido esempio si intervista un cittadino siriano che, venuto un buon numero di anni addietro in Italia per studiare (magari gratuitamente, come tutti gli stranieri che autocertificano di non essere parenti di persone notoriamente benestanti, in patria...), appena laureato, ohibò, trova impiego presso un'azienda di produzione di elettrodomestici. La stessa passa da un già notevole fatturato a uno di euro 16.000.000.000 miliardi. Caspita! E, ci informano, in Italia ci sono circa 250.000 imprenditori stranieri di successo, dunque, perché guardare soltanto agli immigrati "poveri" - che comunque, di frequente stanno meglio di tanti locali poiché non pagano un soldo di tasse e se lo fanno, in compenso, hanno la possibilità di detrarre dalla dichiarazione dei redditi questo piccolo mondo e quell'altro (ndr), tra l'altro capitalizzando in patria quanto guadagnato in suolo italiano - il che corrisponde a una forma di impoverimento per l'economia italiana e anche, perché no, a un rialzo dei prezzi in quanto molti cittadini dell'Est, ad esempio, fanno rinomatamente traffico di merci (eufemismo per mercato nero) con il proprio Paese di origine.
 
Bè, carini, quella non è immigrazione come ce la scaricano sulle spalle quotidianamente da ogni angolo delle nostre città. Quella è immigrazione d'elite, quella è una lucrosa forma di import-export. Saranno di certo affini a messer Monti e Co., ma dimostratemi che sono realmente un asset per l'Italia.
 
Inoltre, pretenderei ci venisse chiarito a chi appartengono veramente le aziende in cui operano i suddetti; quali e quanti aiuti da parte dello Stato italiano hanno ricevuto e ricevono; sono multinazionali? E i profitti, sono reinvestiti sul nostro territorio oppure...?
 
Media come sostegno al diffondere di notizie atte a sostenere, anche attraverso l'informazione veritiera, il popolo italiano in un cammino di ripresa. Non tenete gli scoop nei cassetti, per farli esplodere quando i vari padroni comandano. Assumetevi per davvero le vostre gravissime responsabilità e limitate il berciare sull'aria fritta.

Lettera a Silvio Berlusconi, 25 gennaio 2013

Carissimo,

sono una Sua convinta sostenitrice, tanto da considerare di votarLa nuovamente alle prossime elezioni. Ciònonostante, sento l'esigenza di esprimerLe delle remore, come segue:

ritengo a dir poco scandalosa la ricandidatura della Renata Polverini (ometto l' "onorevole" poiché non l'ho mai considerata tale e quanto è venuto alla luce alla Regione mi ha confermata nella mie impressioni.
Finché non è "uscito" lo scandalo ha taciuto. Connivente, quanto minimo; responsabile, che ha percepito stipendio ed emolumenti pari al peso della carica ricoperta e dunque era suo dovere pagare per prima e uscire definitivamente dalla scena politica.
Concussa, possibilmente. Se non in via diretta, come sempre in tali vergognosi casi, mi conceda non soltanto sospettare ma credere che si ottengano benefici collaterali e si semini magari un terreno per eventuali, futuri appoggi.
La candidatura della stessa temo, farà riflettere molti probabili elettori qual io stessa sarei, sulla vera sostanza del cambiamento in opera all'interno del PDL, mio partito di riferimento.

In quanto al tanto sbandierato debito pubblico e fantasiose opzioni da mettere in atto al fine di tamponare, se non risolvere, il dramma in cui lo sperpero della spesa pubblica attuata con i fondi versati nelle "fauci" dello Stato, avrei da proporre "la ricetta della nonna":

politici, parenti e affini che di certo hanno goduto di una vita agiata grazie alla parentela/vicinanza con lo stesso, restituiscano ogni centesimo di maltolto, compresi i fondi che hanno contribuito, personalmente o per colpevole silenzio, a stornare da servizi di pubblica utilità. In questo computo metterei anche l'eccesso di compensi parlamentari e ogni fringe benefit incassato/goduto grazie alla posizione occupata, spesso senza costrutto. Faccio notare, tra l'altro, che l'aula del Parlamento è spesso scandalosamente vuota e i pochi che presiedono, figurano essere impegnati in fatti "altri".

Ne avrei per molti argomenti e metto avanti quello dello sfascio della Sanità. Per esperienza personale e familiare, nel corso dei decenni trascorsi, ho visto il Servizio Pubblico, sostenuto con le tasse dei cittadini che le pagano fin dal primo respiro emesso nel ventre materno, ritrarsi sempre più dallo stesso, a spudorato favore di masse di immigrati che quasi mai versavano tasse onde avere il diritto legale di usufruirne. Allo stato attuale, gli Italiani sono sempre più spinti a fare riferimento a strutture private poiché quelle pubbliche sono letteralmente invase dagli immigrati i quali hanno da tempo scoperto che venire a fare controlli o cure in Italia è assolutamente vantaggioso. Per loro.
Anche se pagassero le tasse, ormai, siamo al troppo pieno e secondo il principio dell'impenetrabilità dei corpi, l'Italia sta per esplodere per un eccesso demografico che non è vero che porti risorse al Paese bensì, spesso lo impoverisce, stante il fatto che per la massima parte, tali persone inviano nella propria patria di origine quanto più possibile - merci e derrate -, effettuando spesso un mercato nero delle stesse.
In quanto al "money transfer"... sfido chiunque a dimostrare che i loro guadagni restino in Italia. Hanno maggiori benefici a investire fuori e lo fanno, alla grande. Sì all'immigrazione controllata, no all'invasione.

Per l'argomento "istruzione" ed eventuali altri, invierò una lettera a parte.

Ci ascolti, carissimo Silvio, poiché siamo la Voce del Popolo. Si disfi della vera zavorra e vinca Lei per NOI.

Con affetto e stima,

Laura Onofri

18 febbraio

Lettera aperta:
Esigerei di avere un rapporto equo con lo Stato, nel caso specifico, con Equitalia, che a tutt'oggi di equo, congiuntamente allo Stato inteso nel suo insieme, ha soltanto la denominazione. 
Esigerei che oltre a definire e pretendere il versamento del giusto ammontare di tasse da parte di ciascun soggetto dovuto al pagamento delle stesse, le Istituzioni si rendessero degne della iniziale maiuscola, amministrando bene i fondi pubblici, spendendo i denari incassati, per opere a beneficio della comunità autoctona pagante e di quella realmente indigente, mirando tra l'altro, al miglioramento delle condizioni di vita di coloro che, non per colpa o dolo, vivono in condizioni perfino disastrate.
Esigerei che i ladri di Stato venissero spogliati di ogni bene, da restituire al Paese, e spediti in colonie penali appositamente create, messi ai lavori pesanti, forzati. Esigerei di potermi sentire orgogliosa di pagare le tasse. 
Esigerei che in luogo di fare subdola campagna elettorale sbandierando una millantata necessità di ampliare le strutture carcerarie esistenti, venissero rispediti a calci nel sedere, a casa loro, tutti i delinquenti immigrati, ché ne abbiamo a sufficienza di nostri, da mantenere - ma anche questi li spedirei in colonia. 
Esigerei che non si permettesse agli immigrati, con la scusa che risultano categoria disagiata, di prendersi gioco di leggi, di territorio e di cittadini Italiani, indegnamente appoggiati e sospinti da chi intende trarre cieco e bieco giovamento politico e personale da un operare di tal malefica fatta. Integrazione? Col contagocce, dosata come il veleno affinché abbia effetti curativi. 
Esigerei che a certi poteri venisse impedito di imporre politiche di asservimento a Stati altri, e politiche di stravolgente globalizzazione. A proposito di globalizzazione, mi risultava, a suo tempo, che Prodi, oltre ad averci messo l'euro sul collo, oltre ad aver aperto alla Cina, insieme alla gentile Signora avesse investito intensivamente in quel di Perugia e dintorni, probabilmente vista la grande affluenza e conseguente necessità di abitazioni e servizi da parte, appunto, di immigrati. Lui era sereno. Lui è sereno. Lui sorride nelle piazze. Lui è probabilmente satollo. Più che sereni, i suoi discorsi erano frutto di demenziale arroganza. 
Esigerei di sperare di permanere in un Paese in cui si combatte non per un colore ma per un degno vivere, circondati da ambienti sani, puliti, sicuri. Praticamente, vorrei l'Eldorado. 
Basterebbero una cinquantina di meteoriti teleguidate?

22 febbraio, dito puntato contro Silvio Berlusconi per la lettera ai cittadini

Salve,
tanto parlano e sbraitano quando sono perfettamente consapevoli del fatto di voler solo alzare polveroni. 
E allora, dove la vorrebbero mettere la politica dell'ex sindaco, PD di Zagarolo, che ora "corre" per la Regione inneggiando al "nuovo" e piuttosto che agire apertamente opera magheggi e fa fare telefonate persona a persona dal proprio personale di segreteria, che attraverso reti di conoscenze porge gentile invito... e magari viene anche "concesso" un incontro privato con il concorrente, non fosse mai ci fosse qualche favore da chiedere... Quello cos'è, un invito al tea party delle cinque?
Preghiera di informare.

Altro:

Mio commento ad articolo apparso su "Il Messaggero, numero di oggi: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=252902&sez=PRIMOPIANO#IDX
"Ma a chi vogliono far ridere? Uno si para il didietro e le tasche più profonde di gole di antica memoria, non dando le dimissioni dal proprio incarico. L'altro, insieme alla Sinistra tutta, ne fa quante ne vuole (ancora nessuno, tra l'altro, lo ha inquisito per - corre molta voce - l'appropriazione da parte della consorte di svariate licenze per le parafarmacie nella di loro felice isola d'origine); nella località in cui vivo l'ex sindaco PD si nasconde dietro la mano, facendo lanciare il sasso dell'aggancio al voto di scambio da "addetti ai lavori" i quali contattano telefonicamente i cittadini, amici e non. Ad alcuni viene proposta una "pseudo" intervista, mirata a carpire informazioni sull'intenzione di voto e possibilmente a indirizzare gli indecisi verso il candidato che dirige l'operazione. Per gli altri, amici degli amici dell'aspirante al posto in Regione, c'è la telefonata confidenziale con promessa di aggancio personale con l'aspirante... non si mai, ci fossero richieste da avanzare in segreto e assicurazioni da ottenere. Sempre in segreto!!!
Eppoi parlano e accusano."