giovedì 28 gennaio 2016

risposta a un commento su Facebook.








Mimì, si tolga gli occhiali che magari finisce col "vederci" meglio, soprattutto... fra le righe.
La Maraini, a prescindere dal talento, come tutta una fascia di "intellighenzia", si è arrampicata sulle liane della Sinistra altrimenti anche per lei le porte sarebbero rimaste chiuse. Forse. Poiché non suffice essere bravibravissimi, necessita appoggio, principalmente, se non esclusivamente, a Sinistra. E Sinistra fa rima con... per dirne una... Co-op rosse... E Co-op rosse fa rima con corruzione e profitti illeciti. E profitti illeciti fa rima con collusioni a livelli internazionali perfino impensabili. E questi fanno rima col voler sospingere maree di futuri schiavi da sfruttare a basso costo nel Nord Europa.
Ma purtroppo per chi contava di farla franca, i territori sono circondati dal mare e la loro estensione occupabile è pur sempre limitata e tale limitazione - a prescindere da miriadi di altre considerazioni - costituisce appunto, il limite. Ed essere ristretti e confinati entro i limiti, quando si è in troppi e tanto diversi - e tali si rimarrà - produce sangue.

Riflessioni sul concetto di peccato





Il seme dell'idea stessa di peccato non nacque contestualmente all'Uomo. Esso era tuttavia già nell'intenzione del Deus ex machina.

Nella tradizione cristiana, ad esempio, l'Uomo giunse a manifestazione in stato di innocenza. Ma una forma di ciò che potremmo paradossalmente arrivare a definire qual stramba perversione, costrinse Adamo ed Eva a considerare peccato la percezione dell'altro, con l'aggravio di essersi voluti spingere, pionieri e impavidi - al fine di acquisire conoscenza - oltre i limiti volutamente e grottescamente imposti.

Il risveglio delle loro coscienze scatenò il primordiale, terrificante sconvolgimento di una Creazione generata immobile a guisa di imperfetto, egoistico riflesso di qualsivoglia Idea di Vita. Se la Creazione si fosse fermata a quello stadio, il Deus sarebbe rimasto un drago dormiente. Non felice, poiché privo di confronti, ma nemmeno rabbioso. Statico e dunque deprivato di motivazione alcuna, in un senso o nell’altro, positivo o negativo. L’incarnazone di un’ameba.

La Creatura, al contrario, come spesso indicano storie e miti, sfuggì all’immobilismo attraverso le maglie del desiderio di spezzare la morsa dei confini imposti.

In conseguenza di ciò, i due interpreti della prima tragedia umana furono marchiati col fuoco del tradimento, che li volle imporre all'immaginifico collettivo, come eternamente infami e ramenghi.

Nella linearità dei fatti i due esseri furono bollati per aver ardito sperimentare il soffio di una procreazione promanante da essi stessi, sospinti dal desiderio di sperimentare la Vita, partecipando di quell’afflato di propria volontà piuttosto che come pedine.

Urgeva l’invenzione di una morsa psicologica entro cui costringere lo strumento creato e farlo sazio di una satolla quiete.

E qual leva più possente del tarlo divorante del senso di colpa sapientemente instillato e dello sperdimento, con conseguente senso di prostrazione e assoggettamento che esso genera?

Il necessitante ribollì nel magma di un’imprevista forma di creazione, e divenne carnefice. Ma anche qui, poiché la suprema Arte è Rotonda, egli in qualche modo soccombette e nelle sue viscere si scatenò la sempiterna fame di un Moloch.

Soccombette a se stesso e allo spirito di libertà che, inatteso e affatto previsto, animò la creatura creata.

Seppur dicesi maya il girovagare dell'Uomo attraverso spazi e tempi insondabili, alla ricerca forse - a seguire il filo delle tradizioni religiose - di una luce perduta, a ben vedere, non meno qual maya potremmo considerare la bolla senza vita che in primis imprigionò la Creazione, sotto forma di illusoria felicità.

Illusoria, poiché ben sappiamo che non v'è discernimento, laddove manca il metro di paragone. Niente felicità senza consapevolezza. Vita apparente.

L'immobilismo non genera energia, dunque, è assenza di vita per antonomasia. Mero oggetto di un desiderio antropofago. Orgia di un Potere. Imperfezione per eccellenza.

Nacque allora, il senso del peccato, per induzione. Il deus fu scosso dalla necessità di possedere. Emerse, col suo stupore iroso, l'Ego del Potere, e accecato e altezzoso, volle scatenare il Caos.

Non mi sono mai spiegata il concetto della perfezione di un Dio che avrebbe creato l'Uomo a propria immagine e somiglianza benché a Lui inferiore, e perdipiù, per scopi apparentemente tanto meschini: essere servito in questa vita e adorato nell'altra (ma diciamo che l’infelice semplificazione degli umani rende il concetto praticamente ridicolo). Possibilmente, come da copione già da Lui stesso programmato, servito nel dolore, nella malattia e, di rado, in qualche forma di precaria felicità. In pratica, un essere pensante tenuto a freno col morso e dunque sottomesso.