mercoledì 30 settembre 2015

Appropriazioni indebite

Riflessione peregrina:
anni addietro vidi un vecchio film con Bette Davis. Impersonava il ruolo di una famosa attrice di teatro. Pubblicò un annuncio per cercare e assumere una segretaria personale. Tra le varie donne che si presentarono, una in particolare, forte del racconto di trascorse vicissitudini, riuscì ad attrarre la sua attenzione e considerazione. Venne assunta. A forza di ferrea volontà, la giovane, tanto fece che si rese assolutamente indispensabile.
Nel contempo, segretamente studiava ogni aspetto della signora: le movenze, il modo di tradurre i pensieri in gesti e parole, la calligrafia, le sfumature del trucco e le acconciature preferite, il tono di voce quando recitava a teatro e durante le incessanti prove, immedesimandosi nelle parti che la donna recitava.
Memorizzava ogni cosa di lei e in qualche modo la spogliava della sua unicità. Fin da quando aveva letto l'annuncio, si era prefissa lo scopo di appropriarsi della sua fama, del suo ruolo. Arrivò un giorno in cui la dama, preda di una febbre, fu costretta a disdire un recital. Ma il teatro non ne soffrì. La segretaria personale si presentò con l'assicurazione che avrebbe potuto sostituirla sulle scene. All'incredulo impresario dimostrò che quanto affermava era vero. Di più, con una luce meno abbagliante l'avrebbe persino scambiata per l'altra. La segretaria ebbe la parte. Di più, se ne appropriò. E grazie a studiati modi accattivanti che l'altra non aveva, la defenestrò e divenne la stella del teatro.
Poiché ho il "dono-maledizione" di Cassandra, percepisco le persone ben al di là dell'apparenza e quelle che riescono a "sfruttare" certi background con una determinazione incrollabile, mi mettono i brividi. Ci sono persone che usano "il Sogno" come fosse zoccolo di bisonte.

venerdì 4 settembre 2015

A volte ritornano. Intanto, i media impazzano

Non sarò né la prima né, auspico, l’ultima, a sentire il dovere di fare delle riflessioni sul bombardamento mediatico di cui in Italia siamo oggetto da scimunire a uso e consumo di pazzi furiosi e delinquenti nella mente, nei fatti e nell’anima.
Con un’accelerazione sfrenata ormai non ci ammanniscono altro: la sofferenza di coloro che sbarcano sulle nostre coste e, argomento preferenziale, in particolare di quelli che nel tentativo ci lasciano la pelle. Figuriamoci poi, se sono creature ancora innocenti, allora, il mezzo si trasforma in orgia mediatica che andrebbe fermata con ogni mezzo. Impietosire per estorcere consensi è certamente il diktat del momento. Ah, e poi, avrete notato che negli ultimissimi giorni hanno fatto praticamente sparire il termine “immigrato” e “clandestino”. Sono diventati tutti “profughi”, così il cetriolo dovrebbe entrare meglio.
Il fine è ovvio. Anzi, i fini. Distogliere l’opinione pubblica – per quello che ancora possa contare o pesare… -, dai problemi gravissimi, spesso drammatici, che appestano il nostro Paese. Nostro, si fa per dire… Così, intanto, si arriva al fondo del marcio e all’improvviso, una mattina ci sveglieremo al suono di trombe militari annuncianti un bel golpe – speriamo quello meno dannoso! – e saremo obbligati a tingerci nascostamente la faccia di nero per avere almeno una bella camera d’albergo con vitto compreso; il famoso cellulare ma no quello scrauso come il mio da euri 59, bensì un bell’oggettino che, cuffiette annesse ci permetterà di camminare ondeggiando al suono di musichette scaricate magari a pagamento del solito “pantalone” di antica memoria; abbigliamento e calzature che a mmìa, a vederli così ben acchittati mi sorgono tanti dubbi…; da non dimenticare che la diaria frutta il doppio perché non ci pagano le tasse e, dio non voglia, figuriamoci le utenze e le accisacce loro, ché quelle, per gli alberghi e le case occupate o date in gestione e ogni tipo di spazio, sospetto che le paghiamo tutte noi. Chissà di quante cose non mi sovvengo ora, su due piedi, ma di certo, dovessi tingermi la faccia di nero e diventare “eligible” per tutti i benefit, di certo non me ne farei sfuggire uno. Mica scema, per i tempi che corrono che, a ben guardare, per noi Italiani, sono “mala”.
“Forconi”, vi aspetto. Intanto tengo a portata di mano la posateria di piccolo taglio.