"E' vero, come già scrisse il grande Gibran, i figli sono
ben frecce che dalla forza che sapremo imprimere al nostro arco prenderanno lo
slancio per librarsi verso la vita. Ma chi li ha generati non può
semplicemente, denudato, spalancare le braccia e rimanere a stringere soltanto i
ricordi, se gli stessi figli non torneranno a condividere i frutti
delle speranze. Se, e poiché, la vita è amore - comunque e sempre una forma di
amore che tutto ha la forza di muovere, i figli dovrebbero sapersi mutare,
esaurito lo stridere del falco che li becca, - a tributo di tale impeto creativo
-, in onda di mare...
Le frecce, sibilando
ignorano ciò che incontrano. Cercano la meta perdendo il sapore del cammino.
L'onda no, l'onda si diparte morbida in cerca della propria libertà di vagare,
di seminare la vita attinta dal grembo della madre terra, per lei fattasi sabbia
al fine di offrirle spinta e riparo. L'onda propaga la vita di cui si è nutrita,
ma non disdegna di tornare a lambire con la propria carezza, a nutrirla e
colmarla dei doni ricevuti e altrove maturati, quella stessa spiaggia che le fu
culla, generante e generosa per amore dell'onda, non di sè...
"
"Il guerriero tenta di
diffondere la sua luce e se fallisce, lasciate che la pace dell'intenzione renda
onore al suo cuore. Si faccia, di ciò che nella sua umana certezza ha tentato di
trasmettere, ciò che si riterrà opportuno, se non giusto. Il guerriero accetta
che le vie siano infinite e la scintilla della sua luce, in tal maniera, è
dunque salva."