lunedì 22 dicembre 2014

Risposta a "lettera di un dipendente" STARTUP-news.it



La ragione, giriamola come vogliamo, è dalla parte di chi, in un campo o nell'altro, ci mette del proprio e lavora onestamente. Il vero nodo è rappresentato dal marciume che corrode l'animo (non l'anima... quella era già nera...) dei politicanti e di tutti quelli che rivorticano intorno a loro, attraendosi uno con l'altro. Il dramma, a fronte di tale nodo, è che si sia venuto a creare un vortice che tutto risucchia - energie, capacità, dignità, voglia di vivere e credere e guardare avanti, desiderio di socializzare, di godere delle bellezze che nonostante la malvagità di coloro che fanno scempio di ogni cosa in ogni dove, ci circondano. Nella nostra famiglia abbiamo vissuto e sostenuto lo splendore del sogno giovanile di mio marito, valente imprenditore; la gioia di una famiglia numerosa che a quel tempo "ci eravamo potuti permettere". Ma il vortice succhiava dal profondo e più i committenti erano potenti e inseriti nelle istituzioni e grosse aziende pubbliche, e più il serpente attanagliava e pretendeva, fingendo di sostenere con gli ordinativi e le commesse, al mantenimento di un'azienda che era nata sana e desiderosa di contribuire al benessere sociale di questo Paese. I grandi corruttori, corrotti e insaziabili, Stato e fisco collusi, hanno ucciso anche il giovane e valente imprenditore, generoso di sé fino alla morte. In premio del suo straordinario idealismo, della sua forza di uomo onesto, ha avuto la vita stroncata. Noi, la sua famiglia, orfana di marito e padre. Agli inetti che da anni , anche usurpando governano, rubando a man bassa, chiedo in cambio e a soddisfazione di giustizia, la stessa vita e la stessa gioia di cui ci hanno deprivate. Non trovo sacche di perdono anzi, più passa il tempo più li vorrei vedere appesi - non prima di vederli restituire fino all'ultima moneta e all'ultimo possedimento, propri e di coloro che intorno ci hanno gravitato. Dopo, soltanto dopo, appesi. Fuori delle mura, chiusi in gabbie, nudi ed esposti ai denti e agli artigli dei loro simili: gli avvoltoi.
In quanto alle ansie del lavoratore dipendente bè, quelle le scaricherei sulle spalle dei sindacati che da troppo tempo si nutrono del lato inerte di certi spiriti. In particolare, buona parte dei dipendenti pubblici, hanno sempre rappresentato una landa di sabbie mobili in cui l'Italia è sprofondata, più o meno lentamente. "Fare il dipendente" era l'aspirazione del Monsieur Travet di ogni popolo. Finché il sistema ha funzionato e la corruzione non ha toccato certi vertici, il dipendente, pacato e menefreghista, era al sicuro, quel tanto da non far sì che si rendesse conto della direzione in cui il vento cominciava a spirare anche per lui. A differenza dell'imprenditore, che ci mette ogni cosa che di sé possiede, il dipendente si agita poiché, consumata la certezza del posto di lavoro che gli ha permesso di condurre una vita dignitosa, seppur non sempre agiata, annaspa nel vuoto della propria antica incapacità di autogestirsi. E sappia, il dipendente che lavora, che non provo pena alcuna, per una moglie che lavora "ché altrimenti i soldi a fine mese non bastano". Magari, il dipendente ha una moglie femminista e consumista. Io sono stata semplicemente donna. Oggi vado sentendo discorsi che seppur sommessi e mostruosamente in ritardo, alzano un timido velo sull'importanza della centralità del ruolo della donna in seno alla famiglia, allo Stato dunque, di cui essa è nucleo e fondamento. La mia parte l'ho fatta. Nella nostra casa. Nella casa dell'imprenditore valente e onesto si sono vissuti tempi durissimi, ma la vela è rimasta alzata, grazie a me che dall'interno continuavo a fare la parte del vento del nord. Oggi, quello Stato che al dipendente elargisce anche gli ottanta miseri euri, magari doppia elargizione in famiglia, non sa che esisto, salvo che per le tassazioni di cui mi grava, pur non riconoscendomi diritto alcuno per il ruolo svolto in seno a codesta società. La mia fortuna: una famiglia salda e unita al di sopra di ogni procella. Stato, fuck off. Di più, Stato, piantala di prendere le vere Donne Italiane per i fondelli. Non c'è bisogno di riempire il Parlamento e i corridoi di faccette rosa, clonate su modelli stereotipi, indottrinate come tante testimoni di Geova, per ergersi a difensore dei diritti e della dignità della donna, che per voi rimane sempre e soltanto fimmini da sfruttare. Lo squallore? E' che a vederle, sembrano sguazzarci dentro, come certi animali di cui non si spreca nemmeno il ruvido pelo.